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A proposito del 8 marzo. Forse non tutti sanno che…Tal vez no todo el mundo sabe que …

marzo 8, 2014

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Forse non tutti sanno che…Tal vez no todo el mundo sabe que …

8 marzo 2011 alle ore 21.05

Forse non tutti sanno che…

a San Pietroburgo, l’8 marzo 1917 – il 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia – le donne della capitale guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra: la fiacca reazione dei cosacchi inviati a reprimere la protesta incoraggiò successive manifestazioni di protesta che portarono al crollo dello zarismo, ormai completamente screditato e privo anche dell’appoggio delle forze armate, così che l’8 marzo 1917 è rimasto nella storia a indicare l’inizio della «Rivoluzione russa di febbraio». Per questo motivo, e in modo da fissare un giorno comune a tutti i Paesi, il 14 giugno 1921 la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenuta a Mosca una settimana prima dell’apertura del III congresso dell’Internazionale comunista, fissò all’8 marzo la «Giornata internazionale dell’operaia». In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito comunista d’Italia, che volle celebrarla il 12 marzo, in quanto prima domenica successiva all’ormai fatidico 8 marzo. In quei giorni fu fondato il periodico quindicinale Compagna, che il 1º marzo 1925 riportò un articolo di Lenin, scomparso l’anno precedente, che ricordava l’8 marzo come Giornata internazionale della donna, la quale aveva avuto una parte attiva nelle lotte sociali e nel rovesciamento dello zarismo. La connotazione fortemente politica della Giornata della donna, l’isolamento politico della Russia e del movimento comunista e, infine, le vicende della Seconda guerra mondiale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione.

Così, nel dopoguerra, cominciarono a circolare altre versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una fabbrica di camicie a New York, facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori, in gran parte giovani donne immigrate dall’Europa. Altre versioni citavano la violenta repressione poliziesca di una manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel 1857,[3] mentre altre ancora riferivano di scioperi o incidenti verificatesi a Chicago, a Boston o a New York. Nonostante le ricerche effettuate da diverse femministe tra la fine degli anni ’70 e gli ’80 abbiano dimostrato l’erroneità di queste ricostruzioni, le stesse sono ancora diffuse sia tra i mass media che nella propaganda delle organizzazioni sindacali.[

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Tal vez no todo el mundo sabe que …

 

San Petersburgo, 8 de marzo 1917 hasta 02 23 según el calendario juliano entonces vigente en Rusia – las mujeres de la capital llevó una gran manifestación que exigía poner fin a la guerra: la reacción lenta de los cosacos enviados para sofocar la protesta alentó posteriores protestas que llevaron a la caída del zarismo, ahora completamente desacreditadas e incluso sin el apoyo de las fuerzas armadas, de modo que el 08 de marzo 1917 se ha mantenido en la historia para indicar el comienzo de la “revolución rusa de febrero”. Por esta razón, y para fijar un día común para todos los países, 14 de junio de 1921, la Segunda conferencia internacional de mujeres comunistas, que se celebró en Moscú una semana antes de la apertura del Tercer Congreso de la serie Comunista a las 8 de marzo, el “Día Internacional del trabajador.” En Italia, el Día Internacional de la Mujer se celebró por primera vez sólo en 1922 por iniciativa del Partido Comunista de Italia, que querían celebrar el 12 de marzo como el primer domingo después de la fatídica ahora 8 de marzo. En esos días se fundó la revista quincenal de la empresa, que reportó el 1 de marzo 1925, un artículo de Lenin, quien murió el año anterior, recordó que el 8 de marzo como Día Internacional de la Mujer, que había tomado parte activa en las luchas sociales y en el derrocamiento del zarismo. La fuerte connotación política del Día Internacional de la Mujer, el aislamiento político de Rusia y el movimiento comunista y, por último, los acontecimientos de la Segunda Guerra Mundial, contribuyó a la pérdida de la memoria histórica de los orígenes reales del evento.

 

Así que después de la guerra comenzaron a circular otras versiones, según la cual el 08 de marzo se recuerda la muerte de cientos de trabajadores en el incendio en una fábrica de camisas en Nueva York, que es probable que sea confundido con una verdadera tragedia que ocurrió en esa ciudad el 25 de marzo de 1911, el incendio en la fábrica Triangle, en el que murieron 146 trabajadores, las mujeres inmigrantes en su mayoría jóvenes de Europa. Otras versiones citadas de la violenta represión policial de una manifestación de trabajadores textiles de la Unión en Nueva York en 1857, [3] mientras que otros informaron que los ataques o accidentes que ocurrieron en Chicago, Boston o Nueva York. A pesar de la investigación llevada a cabo por las feministas diferentes finales de los 70 y 80 años han demostrado el error de estas reconstrucciones, el mismo sigue estando muy extendida entre los medios de comunicación en la propaganda de las organizaciones

 

 

La giornata internazionale delle operaie

Lenin (1921)

 

Supplemento al n. 51 della Pravda, 8 marzo 1921..(..23 febbraio .calendario giuliano..)

 

Il risultato principale, fondamentale conseguito dal bolscevismo e dalla Rivoluzione d’ottobre è di aver trascinato nella politica proprio coloro che erano più oppressi sotto il capitalismo. Erano strati che i capitalisti schiacciavano, ingannavano, derubavano sia in regime monarchico sia nelle repubbliche democratiche borghesi. Questo giogo, questo inganno, questa rapina del lavoro del popolo da parte dei capitalisti era inevitabile finché esisteva la proprietà privata della terra, delle fabbriche, delle officine.

 

La sostanza del bolscevismo, del potere sovietico, è che essi smascherano la menzogna e l’ipocrisia della democrazia borghese, aboliscono la proprietà privata della terra, delle fabbriche, delle officine e con-centrano tutto il potere dello Stato nelle mani delle masse lavoratrici e sfruttate. Queste masse prendono nelle loro mani la politica, cioè l’edificazione di una nuova società. È un compito difficile: le masse sono state abbrutite, soffocate dal capitalismo, ma non esiste e non può esistere altra via per uscire dalla schiavitù salariata, dalla schiavitù capitalistica.

 

Non è possibile però far partecipare le masse alla politica se non vi si attirano le donne. In regime capitalistico, infatti, la metà del genere umano, formata dalle donne, subisce una duplice oppressione. L’operaia e la contadina sono oppresse dal capitale e, per di più, – persino nelle repubbliche borghesi più democratiche, permane, in primo luogo, l’ineguaglianza giuridica, cioè la legge non concede alle donne l’eguaglianza con gli uomini; in secondo luogo, – e questa è la questione capitale, – esse subiscono la «schiavitù domestica», sono «schiave della casa», soffocate dal lavoro più meschino, più umiliante, più duro, più degradante, il lavoro della cucina e della casa che le relega nell’ambito ristretto della casa e della famiglia.

 

La rivoluzione bolscevica, sovietica distrugge le radici dell’oppressione e dell’ineguaglianza delle donne assai più profondamente di quanto, fino ad oggi, abbiano osato nessun partito e nessuna rivoluzione. Da noi, nella Russia sovietica, non è rimasta nessuna traccia dell’ineguaglianza giuridica tra uomini e donne. Il potere sovietico ha abolito del tutto l’ineguaglianza particolarmente ignobile, abietta e ipocrita che improntava il diritto matrimoniale e familiare, la ineguaglianza nei riguardi dei figli.

 

Tutto ciò è appena il primo passo verso l’emancipazione della donna. Eppure questo primo passo non ha osato farlo nessuna delle repubbliche borghesi, sia pure la più democratica. Non ha osato, arrestandosi pavida di fronte alla «sacra proprietà privata».

 

Il secondo passo, quello più importante, è stato l’abolizione della proprietà privata della terra, delle fabbriche e delle officine. Quest’abolizione, ed essa sola, apre la strada all’emancipazione completa ed effettiva della donna, alla sua liberazione dalla «schiavitù della casa», perché segna il passaggio dalla meschina, chiusa economia domestica alla grande economia socializzata.

 

Questo passaggio è difficile: bisogna trasformare gli «ordinamenti» più radicati, tradizionali, inveterati (in verità si tratta di infamia, di barbarie e non di «ordinamenti»). Ma il passaggio è cominciato; ci siamo messi al lavoro e già marciamo su una via nuova.

 

In occasione della giornata internazionale delle lavoratrici, le operaie di tutti i paesi del mondo, raccolte in innumerevoli comizi, invieranno il loro saluto alla Russia sovietica che ha iniziato un’opera estremamente difficile, ardua, ma grande, di portata mondiale, foriera di una vera emancipazione della donna. Echeggeranno appelli coraggiosi a non lasciarsi intimorire dalla reazione accanita e talvolta feroce della borghesia. Quanto più un paese borghese è «libero» o «democratico», tanto più la banda dei capitalisti si accanisce e infierisce contro la rivoluzione operaia; basta prendere come esempio la repubblica democratica degli Stati Uniti. Ma la massa degli operai si è ormai risvegliata. Si sono risvegliate definitivamente con la guerra imperialistica le masse addormentate, sonnolente, inerti dell’America, dell’Europa e dell’Asia arretrata.

 

In tutte le parti del mondo il ghiaccio è rotto.

 

La liberazione dei popoli dal giogo dell’imperialismo, la liberazione degli operai e delle operaie dal giogo del capitale compie progressi irresistibili. Quest’opera è stata intrapresa da decine e centinaia di milioni di operai e di operaie, di contadini e di contadine. Quest’opera, la liberazione del lavoro dal giogo del capitale, trionferà in tutto il mondo.

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