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V.I.Lenin – Secondo discorso sullo statuto del partito(POSDR)

marzo 9, 2021
V.I LENIN -Atti del II Congresso ordinario del POSDR.




 

V.I LENIN -Atti del II Congresso ordinario del POSDR. 
Secondo discorso sullo statuto del partito 5) agosto 1903  - 6°  vol. op.compl.
Vorrei fare prima di tutto due osservazioni di carattere particolare. In primo luogo, si tratta della gentile (lo dico senza ironia) proposta di un « accordo » avanzata da Axelrod. Accetterei volentieri 
quest’invito, perchè non ritengo affatto che il nostro dissenso sia così sostanziale da dover far dipendere da esso la vita o la morte del partito. Non moriremo davvero per un cattivo paragrafo dello statuto! Ma, dato che si è già arrivati a una scelta fra due formulazioni, non posso abbandonare in nessun modo questa mia ferma convinzione: la formulazione di Martov è un peggioramento del progetto iniziale, peggioramento che, in certe condizioni, può arrecare al partito un danno abbastanza notevole. La seconda osservazione concerne il compagno Bruker. È del tutto naturale che, desiderando applicare dappertutto il principio elettivo, il compagno Bruker abbia 
approvato la mia formulazione, l’unica che determina con più o meno precisione il concetto di membro del partito. Non capisco perciò la soddisfazione del compagno Martov per il fatto che il compagno Brucker è d’accordo con me. Possibile che il compagno Martov riconosca realmente che valga per lui di orientamento ciò che è il contrario di quello che dice Bruker, senza esaminare i suoi motivi e argomenti ? 
 
Dirò, entrando nel merito, che il compagno Trotski non ha affatto capito l’idea fondamentale del compagno Plekhanov e perciò nei suoi ragionamenti ha eluso tutta la sostanza della questione. Egli ha parlato degli intellettuali e degli operai, del punto di vista classista  del movimento di massa, ma non ha rilevato una questione fondamentale: la mia formulazione restringe o allarga il concetto di membro del partito? Se egli si fosse posto questa domanda, gli sarebbe stato facile vedere che la mia formulazione restringe questo concetto, mentre quella di Martov lo allarga, distinguendosi (secondo la giusta espressione dello stesso Martov) per la sua « elasticità ». E proprio l’« elasticità », in un periodo della vita del partito come quello che attraversiamo, spalanca indubbiamente le porte a tutti gli elementi sbandati, tentennanti e opportunisti. Per confutare questa conclusione semplice ed evidente è necessario dimostrare che questi elementi non esistono, e il compagno Trotski non ha nemmeno pensato di farlo. 
Del resto non lo si può dimostrare, perchè tutti sanno che questi elementi sono abbastanza numerosi ed esistono anche nella classe operaia. La salvaguardia della fermezza della linea e della purezza dei principi del partito diviene appunto ora un compito tanto più impellente, in quanto il partito, ricostituito nella sua unità, accoglierà nelle sue file moltissimi elementi instabili, il cui numero crescerà nella misura in cui il partito si sviluppa. Il com-pagno Trotski ha capito molto male l’idea fondamentale del mio libro Che fare? quando ha detto che il partito non è un’organizzazione clandestina (obiezione che mi è stata fatta anche da molti altri). Egli ha dimenticato che nel mio libro propongo tutta una serie di organizzazioni di tipo diverso, cominciando dalle più clandestine e ristrette per finire con quelle relativamente larghe e «libere» (tose)™.
 Egli ha dimenticato che il partito dev’essere solo il reparto d’avanguardia, il dirigente dell’immensa massa della classe operaia, che lavora tutta (o quasi tutta) « sotto il controllo e la direzione» delle organizzazioni del partito, ma che non entra tutta, e non deve entrare tutta, nel «partito». 
Osservate, in effetti, quali conclusioni trae il compagno Trotski in seguito al suo errore fondamentale. Egli ci ha detto qui che se intere schiere di operai fossero arrestate e tutti gli operai dichiarassero di non appartenere al partito, il nostro partito sarebbe ben strano! Ma non è forse vero il contrario? Non è l’argomentazione del compagno Trotski che è strana? Egli ritiene doloroso ciò di cui ogni rivoluzionario un po’ esperto potrebbe solo rallegrarsi. Se risultasse che centinaia e migliaia di operai arrestati per aver partecipato a scioperi e dimostrazioni non sono membri delle organizzazioni del partito, ciò dimostrerebbe unicamente che le nostre organizzazioni sono buone, che noi adempiamo il nostro compito, quello di far lavorare clandestinamente una cerchia più o meno ristretta di dirigenti e di far partecipare al movimento le più larghe masse possibili. 
 
La radice dell’errore di coloro che sono per la formulazione di Martov risiede nel fatto che essi non solo ignorano uno dei mali essenziali della nostra vita di partito, ma lo consacrano persino. 
 
Questo male consiste nel fatto che, in un’atmosfera di quasi generale malcontento politico, in condizioni di totale segretezza del lavoro e di concentramento della maggior parte dell’attività in stretti circoli segreti e persino in incontri privati, per noi è estremamente difficile, quasi impossibile distinguere i chiacchieroni da coloro che lavorano. E sarà quasi impossibile trovare un altro paese in cui l’intreccio di queste due categorie sia così consueto, provochi confusione e danni su così vasta scala come in Russia. Non solo fra gli intellettuali, ma anche nell’ambiente della classe operaia siamo crudelmente colpiti da questo male, e la formulazione del compagno Martov lo legittima. 
Questa formulazione tende inevitabilmente a far divenire tutti membri del partito; lo stesso compagno Martov l’ha dovuto riconoscere con riserva; « se volete, è così », egli ha detto. Ma è proprio quel che non vogliamo! Proprio per questo noi insorgiamo così decisamente contro la formulazione di Martov. 
È meglio che dieci elementi che lavorano non si chiamino membri del partito (i veri militanti non vanno a caccia dei gradi!), piuttosto che un solo chiacchierone abbia il diritto e la possibilità di essere membro del partito. Ecco il principio che mi sembra inconfutabile e che mi costringe a lottare contro Martov. Mi è stato obiettato che ai membri del partito non conferiamo nessun diritto, e perciò non possono esserci nemmeno abusi. Quest’obiezione è del tutto inconsistente: se non abbiamo indicato quali precisi diritti particolari sono conferiti al membro del partito, dovete anche notare che non è stata data nemmeno alcuna indicazione sulla limitazione dei diritti dei membri del partito. 
Questo in primo luogo. E, in secondo luogo, e questo è essenziale, anche indipendentemente dai diritti, non si può dimenticare che ogni membro del partito è responsabile per il partito e il partito è responsabile per ogni suo membro . 
 
Inoltre, nelle condizioni in cui si svolge la nostra attività politica, dato lo stato embrionale dell’attuale organizzazione politica, sarebbe veramente pericoloso e nocivo conferire acoloro che non sono membri di un’organizzazione il diritto di appartenere al partito e addossare al partito la responsabilità per coloro che non entrano in un’organizzazione (e non vi entrano forse di proposito). Il compagno Martov è inorridito perchè in tribunale hi non è membro di un’organizzazione del partito non avrà il  diritto, nonostante il suo energico lavoro, di dichiararsi membro  del partito.
 Io non mi spavento per questo. Subiremmo un serio danno, invece, se in tribunale desse cattiva prova di sè un elemento che si dichiara membro del partito senza appartenere a nessuna delle  sue organizzazioni. Non sarà possibile negare, proprio per l’imprecisione di queste parole, che costui ha lavorato sotto il controllo e la direzione di un’organizzazione. Di fatto — e su questo non ci possono esser dubbi le parole « sotto il controllo e la direzione >condurranno al risultato che non et sarà nè controllo nè direzione.
 Il CC non sarà mai in grado di controllare veramente tutti coloro che  lavorano, ma non entrano nell’organizzazione. Il nostro compito è di affidare al CC un controllo effettivo. Il nostro compito è di salvaguardare la saldezza, la coerenza, la purezza del nostro partito. Noi dobbiamo sforzarci di elevare sempre più l’appellativo e l’importanza del membro del partito; per questo sono quindi contrario alla formulazione di Martov. 
 
 
 
****Nel testo proposto da Martov al congresso si leggeva : “Si considera membro del POSDR chiunque ne riconosca il programma, sostenga il partito con mezzi materiali e gli accordi regolarmente  il suo appoggio personale sotto la direzione di una delle tante organizzazioni del partito ” 
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